La parola ANSIA deriva dal latino anxietas e richiama concetti come il senso di soffocamento, il sentirsi stretti. Il DSM-IV ne dà questa definizione: “un’anticipazione apprensiva di un pericolo o di un evento negativo futuri, accompagnata da sentimenti di disforia o da sintomi fisici di tensione. Gli elementi esposti al rischio possono appartenere sia al mondo esterno che al mondo interno”.
L’ansia è un vissuto universale che ha origine dal tentativo dell’organismo di adattarsi all’azione di eventi stressanti (stressors), attraverso un meccanismo fisiologico e psicologico che ha la funzione di anticipare un’eventuale situazione valutata come pericolosa. Quindi, la funzione primaria dell’ansia è quella di proteggere chi la sperimenta dalle minacce esterne preparando all’azione e motivando all’interazione con l’ambiente circostante.
Da una parte l’ansia induce un atteggiamento di attivazione e esplorazione volto ad individuare e identificare il potenziale pericolo, dall’altro promuove un comportamento di fuga ed evitamento. L’ansia così intesa ha quindi una fondamentale funzione adattativa, permettendo la sopravvivenza, la crescita, lo sviluppo e l’adattamento all’ambiente, facendo sì che l’individuo sia capace di affrontare le difficoltà a cui la vita lo sottopone. L’ansia nella quotidianità permette alle persone di impegnarsi nelle attività quotidiane, fornendo le necessarie “pressioni” motivazionali per portare avanti i propri compiti.
Ma, spesso sperimentare ansia non è una condizione piacevole per l’individuo che la vive. Le sensazioni che l’accompagnano sono soprattutto negative (paura, preoccupazione, agitazione, sensazione di non farcela, timore di perdere il controllo…). Ciò accade quando l’ansia è eccessiva e diventa disfunzionale, cioè non funzionale al raggiungimento di un obiettivo, bensì d’intralcio, di impedimento: quando la reazione emotiva è sproporzionata all’evento stressante, o quando l’individuo sperimenta uno stato di allarme prolungato anche se l’evento scatenante l’ansia ha cessato di svolgere la sua azione perturbatrice, la funzione adattativa e proattiva dell’ansia viene a mancare.
In tali situazioni la risposta comportamentale che ne consegue risulta inadeguata e produce un disadattamento e una perdita di contatto con l’ambiente stesso. Ci troviamo, allora, in presenza di un possibile disturbo psichico legato all’ansia. Questa condizione può manifestarsi per vari motivi, non sempre facilmente identificabili. Solitamente alla base c’è un’errata valutazione delle percezioni che la persona riceve da parte dei suoi processi cognitivi. Accade, quindi, che in momenti della vita in cui le risorse emotive sono carenti, l’ansia risulti difficile da gestire.
In alcuni casi è riscontrabile un vero e proprio disturbo d’ansia, caratterizzato dall’impossibilità di controllo della stessa e dalla compromissione del funzionamento sociale e lavorativo. I principali disturbi d’ansia (Disturbo da Attacchi di Panico con o senza agorafobia, Fobia Semplice e Fobia Sociale, Disturbo Ossessivo-Compulsivo, Disturbo Post Traumatico da Stress e Disturbo Acuto da Stress, Disturbo d’Ansia Generalizzato) non coinvolgono soltanto gli aspetti mentali, ma anche il funzionamento del corp In questi casi chi ne soffre di solito fatica a credere che i disturbi possano realmente dipendere da un’inadeguata gestione dei propri aspetti emotivi e non da qualche patologia organica, e può di conseguenza avere varie tipologie di reazioni. Alcune persone tendono a concentrare l’attenzione sui sintomi fisici dell’ansia così tanto da rendere le preoccupazioni ipocondriache l’aspetto centrale del disagio, altre sono colpiti da sintomatologie sia corporee, sia psichiche, sia emotive, senza un’attenzione focalizzata ai disturbi fisici, in altri casi ancora il Disturbo d’Ansia si esprime fin da subito o in un secondo momento soprattutto sul piano corporeo, per esempio con attacchi di panico che coinvolgono contemporaneamente diversi sistemi somatici.
I sintomi fisici dei Disturbi d’Ansia si differenziano per intensità e frequenza con cui si manifestano e per tipologia da individuo a individuo e coinvolgono diversi sistemi:
I sintomi psicologici dell’ansia comprendono: sensazione di minaccia o pericolo, pensieri ossessivi, irritabilità, iperattività, disturbi dell’attenzione e della concentrazione, insonnia con difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno.
Uno stato di ansia costante espone al rischio di insorgenza o peggioramento di molte patologie psicosomatiche, poiché quando l’ansia è una condizione pervasiva l’organismo vive in uno stato di stress intenso e duraturo che provoca modificazioni al suo normale funzionamento, con l’aumento dell’attività del sistema nervoso autonomo e della secrezione di cortisolo e adrenalina (ormoni dello stress), che a lungo andare agiscono negativamente sul funzionamento del sistema cardiovascolare e del sistema immunitario.
Ecco che corpo e mente sono strettamente interconnessi, parlano un linguaggio comune e il disagio che una persona vive può esprimersi intensamente e pervasivamente su entrambi i piani.
A parte i casi in cui per la persistenza e l’intensità dei sintomi che arrivano a compromettere lo svolgersi delle attività quotidiane, è necessario un trattamento psicologico che può essere eventualmente integrato con una somministrazione farmacologica da parte del medico, ci sono varie possibilità per gestire meglio l’ansia. Innanzitutto è fondamentale una consultazione psicologica per stabilire la gravità delle manifestazioni ansiose e l’influenza delle stesse sulla qualità della vita. Uno spazio in cui parlare di sé può permettere lo sviluppo della consapevolezza dei propri bisogni e delle proprie risorse e già questo è un primo passo di fondamentale importanza. Al fine di ristabilire l’equilibrio che è stato perso possono risultare efficaci le tecniche di rilassamento che in Oriente sono conosciute da molti secoli. In Occidente, invece, l’interesse per queste discipline è stato scarso fino agli ultimi decenni. Ultimamente, però, anche la cultura occidentale si sta aprendo sempre di più alla visione olistica dell’individuo proposta dalle discipline orientali, che considera l’organismo come un sistema complesso, costituito dall’interazione tra corpo, mente ed emozioni. Un contributo fondamentale in questo senso è stato dato dal medico tedesco J. H. Schultz negli anni trenta del secolo scorso, il quale sviluppò un metodo chiamato training autogeno: uno stato psicologico autoindotto che porta ad una condizione di rilassamento fisico e mentale, che si è rivelato molto utile per la gestione dell’ansia e dello stress, producendo una riduzione generale della tensione emotiva e il recupero delle energie. Anche l’attività fisica svolta in modo regolare produce innumerevoli benefici sia al corpo che alla mente. E’ stato dimostrato che lo sport, se praticato senza eccessi e con regolarità, può prevenire e alleviare i sintomi dell’ansia e dello stress: rilassa la tensione muscolare, aiuta il sonno, e permette il rilascio di endorfine da parte del cervello, che hanno la capacità di regolare il tono dell’umore, influendo positivamente sullo stato d’animo.
Dott.ssa Irina Boscagli
Psicologa Psicoterapeuta a Firenze
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