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LO STRESS POSITIVO PROMUOVE SALUTE E BENESSERE: una nuova prospettiva da cui guardare lo stress

Lo stress è come una spezia: nella giusta proporzione esalta il sapore di un piatto, troppa poca produce un bando, noioso pasto, troppa può soffocarlo
Donald Tubesing

Siamo abituati a guardare gli eventi che capitano attraverso la lente del giudizio: ciò che ci piace è positivo, ciò che non ci piace è negativo. Spesso queste classificazioni sono appropriate, e altrettanto spesso, invece, si manifestano giuste soltanto temporaneamente; con un occhio che osserva più approfonditamente, ci rivelano tutti i limiti della visione dicotomica tipica del giudizio (“le cose sono bianche o nere, giuste o sbagliate”), soprattutto mettono in evidenza il non considerare lo svolgersi di un processo nella sua evoluzione e quindi nella sua molteplicità di sfumature.

E quando parliamo di STRESS siamo soliti dare a questa parola un’accezione negativa. In realtà, se dovessimo utilizzare una definizione scientifica, lo stress è la reazione psicofisica ad uno o più eventi stressanti (stressor/s). Di per sé tale definizione è neutra nel suo significato, specifica solamente che lo stress è una conseguenza e non la causa di qualcosa che sta avvenendo. Ma il senso comune attribuisce allo stress tutta una serie di connotazioni negative sia dal punto di vista fisico (fatica, stanchezza, esaurimento, sintomi…), sia dal punto di vista emotivo e psicologico (confusione mentale, irritabilità, nervosismo, insonnia, cambiamenti nel rapporto col cibo…).

Ma esiste anche il cosiddetto STRESS POSITIVO (eustress)! Si tratta di un’attivazione adattativa che mettono in atto inconsapevolmente gli individui, cioè di una dimensione vitale che favorisce le condizioni psicofisiologiche necessarie agli organismi per svolgere la loro funzione di adattamento all’ambiente. Ma è anche qualcosa che va oltre l’adattamento e che supera i bisogni legati alla sopravvivenza: è la dimostrazione, la manifestazione della possibilità di costruire salute attraverso il “ben-essere” o, come dice V. Andreoli, il “bendessere”. E’ possibile, infatti, sostituire il termine “stress positivo/eustress” con il termine “vitalità”, concetto che richiama la salutogenesi e la capacità autoriparativa delle specie viventi. Qualsiasi essere o sistema vivente, infatti, ha una vitalità (cioè una finalità vitale) che opera in modo autocorrettivo e adattativo, e il processo evolutivo si esplicita attraverso la realizzazione di nuove strutture evolutive capaci di rispondere a nuove esigenze funzionali

Per capire meglio possiamo brevemente far riferimento ad alcuni aspetti anatomo-funzionali correlati alla risposta fisiologica agli stimoli stressanti. Joseph LeDoux ha studiato il ruolo dell’amigdala (regione subcorticale a forma di mandorla che, ricevendo impulsi da oltre dodici aree e inviando impulsi ad almeno altrettante aree, integra processi neuronali ad alto grado di complessità), giungendo alla conclusione che essa rappresenta il regolatore centrale delle emozioni di rabbia e paura, correlandola alla polarità di “attacco o fuga”. Il lavoro di LeDoux fornisce, quindi, un quadro di come funzionano i processi psicosomatici e ciò mette in evidenza la vicinanza e la connessione degli aspetti emotivo-mentali a quelli corporei, spiegando l’interconnessione mente-corpo. Pertanto, l’unità mente-corpo obbliga a superare la scissione operata dal modello meccanicistico-riduzionista scaturita dalla visione cartesiana che prevedeva la separazione della mente dal corpo. Ecco che è necessario passare ad una visione tridimensionale in cui siano considerate le componenti organiche, psicologiche e sociali del malessere e del benessere di una persona. Come dicono C. Zullo e A. Compare, “se esiste una mente che si incarna nel corpo, la clinica deve affinare il suo punto di vista e il centro della sua attenzione. Soltanto in questo modo le considerazioni sul mentale non saranno considerabili “eccentriche” perché bizzarre, ma saranno eccentriche, in senso etimologico, perché proporranno un altro centro su cui puntare l’attenzione”.

Fin dal 1948 l’Organizzazione Mondiale della sanità dichiarava che la salute fosse qualcosa di più dell’assenza di malattia: uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale (visione olistica -modello biopsicosociale). Successivamente l’OMS ha proposto il concetto di promozione della salute: processo per cui le persone migliorano la gestione delle proprie condizioni di benessere, in accordo con una visione in cui una persona “viva” è reattiva e partecipe al processo dell’ “ammalarsi” e al processo del “guarirsi”, in una relazione dinamica  tra abitudini personali, stile di vita, atteggiamento psicologico e salute.

Per concludere, quando si parla di STRESS POSITIVO/EUSTRESS, la componente psicologica, intesa come funzione attivatrice, ha un ruolo fondamentale perché in una persona, la soddisfazione dei bisogni ha origine dal mondo emotivo e mentale. Ciò sta promuovendo l’affermarsi della “psicologia positiva”, settore della psicologia i cui numerosi contributi valutano aspetti oggettivi e soggettivi del benessere, elementi psicologici e sociali che si intrecciano tra loro. Molto interessante è il lavoro di Zimmerman sull’empowerment (autoaffermazione, consapevolezza delle proprie risorse), che, a tale proposito,propone tre concetti di base: il controllo, come capacità di influenzare le decisioni; la consapevolezza critica, come capacità di comprendere le dinamiche dei processi decisionali; la partecipazione, come la possibilità di percepirsi come soggetti attivi.

Alla luce di tutto ciò quindi lo stress non è solo una risposta psicofisica negativa nel senso dell’oppressione e dell’esaurimento delle risorse individuali, ma anche una reazione mentale, emotiva, e fisica positiva di attivazione, spinta e motivazione che, aumentando il livello di impegno, è rivolta al potenziamento delle proprie risorse e al raggiungimento dei propri obiettivi!


Dott.ssa Irina Boscagli
Psicologa Psicoterapeuta a Firenze

Dott.ssa Irina Boscagli

Psicologa Psicoterapeuta a Firenze
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